lunedì 19 gennaio 2009

sull'aggressività della specie umana

A dire il vero, per una serie di circostanze, questo blog è stato "conosciuto" in tempi inaspettati, troppo brevi per le mie necessità riflessive. Questo, però, non è argomento almeno per ora.


Qualche giorno fa ho ritrovato, tra i miei appunti, qualche nota sull'aggressivita': come nasce, dove nasce, come si sviluppa, come si alimenta e mi sono tornati alla memoria due episodi, relativamente recenti, banali, fruibili da chiunque nel quotidiano, ma significativi.


Episodio n. 1


Stavo andanto in tribunale, faceva già freddo ed ero in bicicletta, per di più in ritardo. L'incombenza era una brutta udienza, piena di eccezioni di rito inutili e defatiganti. Insomma il tutto non rendeva certo allegro il mio umore già gravemente compromesso dall'orario (le 8.30, minuto più, minuto meno).
.........Vado per la mia strada quando, all'imporvviso, una giovane donna, età apparente circa 30 anni, dai capelli mori corti , con gli auricolari saldamente piantati nelle orecchie, attraversa la mia corsia, assolutamente incurante di tutto ciò che la circonda, me compresa. Il miracolo (o forse la mia prontezza di riflessi nel frenare) fa si che eviti, per un soffio, di centrarla in pieno.


Mi accingo prontamente e per puro istinto a ricoprirla degli insulti più ignomignosi del mio repertorio quando, per un attimo, la guardo con l'aria certo più furiosa che spaventata. Lei rimane ferma, immobile, per un tempo che mi appare insolitamente lungo e poi ..... mi sorride dicendomi "mi scusi tanto, ero proprio distratta. Si è fatta male?"


Prima di risponderele penso tra me: " ma tu guarda questa celeberrima stronza, quasi si ammazza, mi fa arrivare ancora più in ritardo, e ride come un'oca giuliva".


Lei sembra cogliere la mia incertezza ed ancora mi ripete, sempre sorridendo, "davvero mi deve scusare ero con la testa tra le nuvole". Mi rassereno senza quasi accorgermene: il tono della sua voce, l'inflessione, il sorriso, tutto trasmette un'autenticità che avverto sulla pelle e che razionalizzo solo un bel pò dopo.


Ricambio con un sorriso, a dire il vero un pò forzato e lei mi scoppia a ridere in faccia dicendomi che le capita sempre di ridere, in modo un pò isterico, nei momenti di tensione e che ha pensato proprio che io mi fossi arrabbiata. Dalle mie labbra esce una frase un pò idiota, del tipo, "no no, si figuri , capita anche a me, l'importante è che non si sia fatto male nessuno". Altro sorriso reciproco e me ne vado. Ce ne andiamo. Lei con il suo sorriso e con i suoi auricolari sempre più piantati nelle orecchie ed io con una sensazione, non ben definita, di leggerezza.





Episodio n. 2
più recente

Tornavo a casa in macchina, in questo caso non ricordo l'ora, ma era tardi.


................Questa volta la distrazione è mia.
Semaforo giallo-verde, troppo rischio, decido di fermarmi, ma un pò troppo tardi così invado parte delle strisce pedonali.
Naturalmente non me ne accorgo; approfitto per controllare gli sms. La mia missione viene bruscamente interrotta da un ragazzo abbastanza giovane, accompagnato da uno splendido esemplare di dogo argentino che, dovendo attraversare la strada, si trova a passare proprio sulle strisce pedonali oggetto della mia indebita invasione.
Io sento solo un tizio che urla, alzo lo sguardo e lo vedo, ben piazzato di fronte alla mia macchina, tutto intento ad insultare me, la mia mamma, la mia nonna, il tizio che mi ha dato la patente, l'intera motorizzazione civile ed il genere femminile dalla Madonna in giù.


Di notte sono decisamente più controllata (saranno i bioritmi sfasati, che ne so....) e memore di un paio di processi per lesioni gravi in seguito a liti automobilistiche, ben mi guardo dal reagire all'imporperio. Poi è colpa mia!
Mi scuso con gentilezza, anche se un pò freddamente, per la distrazione, apro il finestrino e osservo (per puro spirito polemico) che comunque ci passava benissimo.
Niente da fare. La voce ora mi giunge più chiara. Gli insulti passano al tema della fedeltà coniugale ed anche mio marito viene coinvolto nel monologo del tizio col cane, a sua insaputa.
Data l'ora per strada non c'è nessuno, così tento una manovra in retromarcia per liberare le strisce pedonali.
Manovra riuscita; scatta il verde, il tipo continua a tirar giù santi, passando in rassegna tutti i miei avi, ma intanto se ne va con il suo splendido dogo argentino ed io riprendo la mia via.


Mentre mi avvio sulla strada di casa, osservando in modo ossessivo tutte le regole del codice della strada (senza memoria dei miei sms), analizzo il mio stato d'animo. Mi sento un pò confusa all'inizio, anche un pò impaurita e penso che è stata un'imprudenza quella di abbassare il vetro. Più ci penso, più sento montare la rabbia, piano, piano. La controllo, so farlo, ma per un pò mi è rimasta la gran voglia di aprire la testa di quel tizio e fagli uscire, come un rutto, la bolla d'aria che occupava lo spazio generalmente adibito alla collocazione del cervello in soggetti della stessa sua stessa specie.

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